La critica

".... ebbe molti amici che gli vollero bene e lo stimarono.... la sua fisionomia di scultore non insensibile al dialogo e alla considerazione delle vicende culturali, ma anche, insieme, appartato nella sua solitudine, sempre molto attento a non tradire le aspirazioni creative e le più profonde convinzioni interiori.... Gli altri incontri avvennero molti anni più tardi, a Carrara e dintorni, con una visita al suo studio, e scambi di idee e di impressioni sul lavoro, sui problemi della scultura, sulle materie, e perfino sulla scuola, che nei primi anni settanta dava qualche preoccupazione. O meglio ero io a esprimergli le mie, perché Guidi, per la verità, non si lasciava mai condizionare dalle contestazioni e dai gesti clamorosi, tanto che mi trovavo talvolta a individuare il distacco e in definitiva l'equilibrio. Era certo che non si dovesse scendere su un terreno lesivo della libertà personale, e che occorreva saper pazientemente aspettare il recupero di una condizione magari più aperta, ma anche garantista del ruolo della docenza. Mi esprimeva tale sua convinzione in maniera sempre molto laconica, spesso con quella sua mimica schietta d'occhi, di gesti e d'espressioni, che valeva più di un lungo discorso. Laconico era del resto anche quando mi diceva di sé, dei suoi progetti, di ciò che aveva fatto. E per questo - anche per questo - mi piaceva intrattenermi con lui, uomo della mia generazione con idee e principi sui quali non avevo bisogno ( e lui con me) di dilungarmi, perché acquisiti e inalienabili. Fu Guidi - fra altri, più di altri - a confortarmi nell'idea che ognuno deve portare nella società il proprio contributo, senza forzature né ipocrisie, confidando sul valore del confronto dialettico, anche quando si debbano assumere atteggiamenti scomodi, difficili, impopolari. Quella che in me era anzitutto una convinzione ideologica, appariva in lui come una concreta e innata esigenza di schiettezza e sincerità. .... il suo cammino è stato tutt'altro che unidirezionale, e che di tempo in tempo l'artista manifesta inquietudini ed esigenze nuove che si concretano in ricerche appassionate. Così finisce per identificarsi sempre in opere vive e significanti ...."

Pier Carlo Santini - 1982



"....ci accomunavano doti di carattere spirituale: riservatezza, timidità spontaneità.... Era riservato, timido, schivo: non poteva certamente "far carriera" come si dice. E ciò è un gran merito.
Amava la sua professione e la sua Scuola e ai suoi allievi ha dato qualcosa di più che un semplice insegnamento scolastico: l'amore per l'arte, la libertà di espressione, l'indirizzo alla ricerca di vie espressive diverse che meglio riflettessero il mondo nel quale viviamo. Personalmente, sempre insoddisfatto di se stesso, procedeva alla ricerca di nuove forme, di modi nuovi, di mondi diversi. La morte immatura ha fermato questo suo continuo "divenire"."

Umberto Fregosi - 1982



" Guidi afferma nel transeunte qualche elemento della continuità di noi....E se scultura è prima di tutto senso del durare, incontro tra noi e la natura, solidificazione dell'immagine semplice, ebbene sia detto chiaro che Ugo Guidi è uno scultore che conta, uno che riscatta la categoria dal ricatto del soprammobile di ieri e dal ferrovecchio di oggi, nel segno di una visione limpida e misurata per la quale si puň trovare una tradizione, non un facile riferimento."

Raffaele De Grada - 1963



".... pochi altri come Ugo Guidi hanno percepito tutta la primordiale religiosità della pietra."

Raffaele De Grada - 1963



" La forma in Guidi nasce con la stessa spontaneità che troviamo in natura"

Raffaele De Grada - 1963



"Anche per lui, a un certo punto, non per moda ma per esigenza interiore, il modulo arcaico, la lettura cioè del "primitivo" romanico o protogotico ha voluto dire lo svincolo dal canone della proporzione accademica in vista di un'ipotesi di purezza formale capace di combinare bisogno di astrazione (o trasfigurazione geometrica) e rapporto intimo con la realtà delle cose. Da questa posizione Guidi ha tenacemente lavorato a crearsi un proprio linguaggio evolvendo via via i mezzi espressivi senza abiure stentoree ma piuttosto attraverso riflessive correzioni, riassetti sintattici, mutamenti formali, operando con una componente sperimentale alla ricerca di nuovi modi che non contraddicessero a un'idea di continuità sostanziale per lui irrinunciabile......... Voglio dire, insomma che la sua facoltà d'invenzione plastica, stimolata dalla fantasia a contatto con la cosa nella sua realtà, aspira a consolidarsi in un sottile equilibrio di misura reale, misura fantastica e illuminazione poetica........ Ha sempre preferito servirsi di un linguaggio sintetico che si affida ai volumi massicci, alle forme piene, abbreviate, rudi talvolta, intese a suggerire emozioni plastiche prima che a descrivere masse e nessi spaziali....... La forma larga, la linea dinamicamente ritmata, l'aperta sintassi dei volumi e dei piani, certi ricorrenti stilemi raggiungono una efficacia espressiva sobria, lontana da ogni pretesa oratoria, che ci restituiscono una figura d'artista non comune sul piano insieme estetico ed etico."

Massimo Carrà - 1982



" La sua umiltà che non era certo mancanza di consapevolezza del proprio valore, ma disponibilità piena a confrontarsi con le idee altrui, il suo entusiasmo, la sua voglia di fare, conquistarono me come credo abbiano conquistato tutti coloro che con Ugo Guidi sono venuti a contatto."

Artemio Franchi - 1979



" Uno spirito di ricerca leggiamo nelle opere di Ugo Guidi, dalle sculture alle tempere, con l'aggregazione e successione di esperienze tenute lontane soltanto da una critica superficiale e riduttiva; da una costante figurazione, a raffinate immagini informali materiche sulla creta e gestuali sulle tempere, a momenti a tratti vivaci, all'ultimo drammatico periodo ricco di espressionismo scomposto; tutto collegato attraverso un filo di accurata gentilezza del tratto, mobilità nelle immagini, preziosismi nelle pietre più piccole, seppure assistiamo a sporadici ma significativi scontri con masse compatte e sbozzate nei punti più essenziali."

Andrea B. Del Guercio - 1979



" Mi ricordo di aver incontrato Guidi alla Galleria della Strozzina a Firenze a poco dopo la metà degli anni '50, dove teneva una mostra. E di lui conservo, più viva di ogni altra, l'immagine di un uomo schivo, che si muoveva leggero e riservato nello stesso tempo, lo si avvertiva, quanto mai intenso. E l'immagine dell'uomo corrispondeva ai pezzi che esponeva."

Renzo Federici - 1978



" Dire che Ugo Guidi era silenzioso, schivo, modesto è una sigla affettuosa ma imprecisa.
Egli era silenzioso perché i discorsi inutili lo annoiavano e non era facile stabilire un rapporto fuggevole, era schivo perché voleva difendere la sua vita privata, era modesto non perché non sapesse qual era il suo valore ma perché dovevano essere gli altri a scoprirlo. Per cui il concetto che io ho di Guidi è che fosse un timido abbastanza orgoglioso. E quando qualcuno si avvicinava a lui con sincero interesse arrossiva di piacere.
Quel suo viso asciutto, sensibile, e i suoi occhi celesti! Non ho fatto molti discorsi con lui ma negli ultimi tempi ci eravamo avvicinati: il mio amore alla poesia mi aveva valorizzata e da parte mia cominciavo a capirlo mentre prima soltanto lo sentivo.
Quando si rivelò pittore moderno con le sue straziate tempere del "Grido" rimasi impressionata.
Dove aveva preso quel segno libero e spezzato, qual colore d'angoscia? Certo dal suo soffrire.
Perché fino a qual momento la vita di Ugo era stata dolce e senza scosse benché faticosa, fra due sponde sicure: il lavoro e la famiglia - sebbene il lavoro dell'artista non sia mai senza dramma.
Pochi e distratti si fermano sulla sua soglia, a capire la sua fatica di vedere, amare, tradurre un'opera tentando ogni materia con pazienza, con brivido, finché il lavoro esce dalla sua placenta.
E' un parto che dura tutta la vita.
Per un destino avverso, Guidi non ha potuto godere quanto meritava: il consenso pieno che dà sicurezza e soddisfazione, anche se i suoi estimatori lo condussero fuori dai limiti della provincia così difficili da varcare. Oggi, nel nostro giubilo di riscoprirlo, c'è il dolore di non vederlo fra noi."

Magda De Grada - 1978



".... i piani si sovrappongono l'uno sull'altro, gli spazi pieni e vuoti, le crepe e le asperità di una natura fossile, quasi primordiale, dalle quali affiora, comunque la figura umana, la fragile farfalla, la donna che malinconicamente guarda la luna ("un altro mito caduto" disse Guidi, quando vi approdarono gli astronauti) o la gentile figura della ballerina."

Stefano Francolini - 1978



" Guidi è di quegli scultori cui piace conquistare con fatica la meta, di quegli scultori che non accettano compromessi con programmi, correnti, movimenti. Egli, evidentemente, cerca il contatto con le cose e conserva in questa sua attitudine una integrezza di carattere che sinceramente gli ammiro."

Pier Carlo Santini - 1956



" Mi meraviglio di quest'uomo mite che ha modellato e scolpito tutte queste piccole furie scattanti, allucinate, indomabili. Uno spaccapietre nel senso antico, ma anche un favolista, uno che sa comunicare alla materia una sua dolcezza disperata e rabbiosa, elementare ma piena di riflessi intimi."

Raffaele Carrieri - 1972



".... Forma e materia finiscono così in lui col prendere davvero il senso millenario delle cose, un senso tutto rinnovato e ricreato in una tensione emotiva a grande livello."

Umberto Baldini - 1977



".... Fin da giovanissimo la sbozzatura e la levigatura dei marmi, la traduzione dell'idea disegnata in forma di scultura, non avevano segreti per lui. C'era quindi tutto il tempo per affermare le novità dell'ispirazione e i tempi nelle estati (ma poi soprattutto negli inverni) di Forte dei Marmi erano lunghi e Guidi non aveva fretta. Ma Guidi non si lasciava vivere e si impegnava a risolvere i suoi problemi. Il primo che egli si pose nella sua silenziosa operosità fu quello di superare la tradizione "marmorea" della scuola di Dazzi senza cadere nella trappola facile dei saltimbanchi della scultura che cambiano abito ad ogni stagione. L'intelligenza di Guidi affermò subito la connessione tra tecniche, materia e idea dell'immagine e la sua figurazione conquistò subito uno stile che lo raccomandò al ristretto gruppo di amici e che lo salvò dai pericoli della estemporaneità ormai dilagante.

....Egli certo ricerca fino agli anni Sessanta una sua personalità senza abbandonare (per comodità) una lettura figurativa della immagine.

....E' questo senso forte della plasticità che ha sorretto sempre, nel variare delle forme e degli stili, l'arte di Ugo Guidi che io ricordo nella sua gentilezza versiliese, tanto stimata da mia madre Magda, da mio padre, da Funi, da Ernesto Treccani e che Piero Santi ha saputo portare sulla scena delle arti dalla quale del resto lui, Piero, era tanto refrattario quanto Ugo Guidi.

Riconoscere oggi il talento e il valore di questo artista non è un dovere, è un piacere."

Raffaele De Grada - 1997



"....Ugo Guidi svolge una ricerca in più direzioni. La sua indagine sulle forme è collocabile in quella linea di tendenza che ha attraversato l'arte del nostro secolo guidata dalla necessità di una progressiva purificazione del linguaggio.

....Una ricerca orientata in tutte le direzioni, oscillante fra la volontà di un ritorno alla purezza del linguaggio arcaico, del recupero del cosiddetto "gusto dei primitivi", e la spinta verso nuove forme di essenzialità date dalla geometrizzazione e dall'astrazione.

....Unico dato costante e irrinunciabile della ricerca di un originale linguaggio espressivo è stato per Guidi il confronto con il dato reale e quand'anche l'astrazione e la geometrizzazione hanno dominato le sue creazioni esse sono rimaste frutto di stilizzazioni di elementi tratti dalla realtà.

....spesso in bilico fra l'astratto e l'informale ma senza che mai l'artista si sia lasciato coinvolgere interamente o dal puro gusto della materia o dal puro sovrapporsi di linee e volumi, anzi è sempre stato fondamentale per Guidi che nell'osservatore si compisse quel processo di riconoscibilità del soggetto che sottendeva ogni sua creazione.

....Questo naturalmente non significa che la bravura o la maestria di Guidi sia stata il liberarsi progressivamente del dettaglio figurativo per raggiungere l'astrazione, si tratta invece di tenere conto che dietro ogni creazione artistica vi è uno studio lungo e attento delle linee e dei volumi che compongono un'immagine e che ogni volta l'artista compie una scelta di rappresentazione, quella che più sollecita la sua scoperta e la sua indagine sul visibile.

....I metodi di esecuzione delle sculture piccole si ripropongono tali e quali a dimensione monumentale, la sperimentazione di Guidi si svolgeva non solo a tutto campo e su tutti i materiali ma anche tenendo conto delle diverse funzioni che poteva assumere l'opera a seconda del contesto in cui si andava ad inserire, la piccola scultura a visione domestica e la grande scultura a dimensione urbana, ambientata all'aperto.

....Ugo Guidi con le Figure totemiche si emancipa da quella sorta di dialogo alla pari che fino ad ora aveva intrattenuto con la materia, si sottrae ai suoi suggerimenti per creare egli stesso la pietra e quello che dentro di essa potrebbe nascondersi. La nuova avventura artistica che aveva intrapreso passati i sessant'anni- purtroppo interrotta dalla sua scomparsa- è manifestazione di quanto ancora avesse energia e della sua volontà inarrestabile di lanciarsi in un ennesimo esperimento per disvelare e appropriarsi del mistero della creazione."

Antonella Serafini - 1997